Fabrizio Clerici è nato a Milano nel 1913.
Si trasferisce ancora bambino in Umbria con la famiglia, successivamente a Roma (1 920) dove compie i suoi studi per laurearsi presso la Scuola Superiore di Architettura (1937).
Decisiva per lui la permanenza a Roma negli anni della giovinezza: i monumenti romani, la pittura e architettura rinascimentale e barocca lo influenzano fortemente, così pure certe funzioni religiose che lo attraggono dal lato spettacolare. E più tardi, da una nostalgia di quei "mirabilia" scoperti allora, nascerà il Sonno romano (1955).
A Roma, da studente universitario, segue le conferenze di Le Corbusier e nel 1936 si lega d'amicizia con Alberto Savinio. Tra i due artisti nasce una profonda stima reciproca; in Ascolto il tuo cuore città (1944) Savinio scrive: "Fabrizio dei resto è così naturalmente stendhaliano, nell'animo, nel carattere, nel costume, che per una volta mi è consentito credere, che la natura ha fatto le cose a dovere".
Alla fine degli anni Trenta risalgono i primi disegni fantastici: personaggi di famiglia non ritratti dal vero ma ricostruiti a memoria. E' la memoria di avvenimenti o luoghi o persone, variati o deformati attraverso il filtro del tempo, a indirizzarlo maggiormente verso una condizione trasposta nel sogno; e poiché la sua ottica è una ricostruzione onirica di immagini, egli entra con tutta naturalezza nel clima surrealista.
Ma il vero movente in Clerici rimane la ricerca metafisica.
Il ritorno a Roma dopo gli anni della guerra lo avvicina agli studi scientifici di Athanasius Kircher, agli anamorfici di Erhard Schón e a quelle teorie ottico-prospettiche del Padre Jean-Frangois Niceron dell'ordine dei Minimi.
Alla fine del 1946 incontra a Milano Tristan Tzara; il poeta dadaista visita una sua mostra presso la Galleria del Naviglio. Nel Settembre del 1948, a Venezia, stringe amicizia con Salvador Dalí che lo invita ad eseguire dei disegni architettonici per l'allestimento scenico di "Rosalind" o "Come vi piace" di William Shakespeare - spettacolo che il pittore catalano avrebbe realizzato a Roma, nell'autunno dello stesso anno, con la regia di Luchino Visconti.
Fino al 1948 egli continua nel disegno e nell'incisione; nel 1949 affronta, dopo anni di preparazione, la pittura in vaste composizioni nelle quali l'architettura resta pertanto lo scheletro armonico di quasi tutti i suoi quadri.
Nel 1953 inizia una serie di peregrinazioni nel Medio Oriente: la prima tappa è l'Egitto e successivamente i suoi viaggi lo porteranno in Siria, Giordania, Libia, Cirenaica e Turchia.
Nel 1955 espone a New York la maggior parte delle pitture eseguite in quegli anni. Dai viaggi nel Medio Oriente egli riporta due temi che gli saranno poi familiari: i "Miraggi" e i "Templi dell'uovo", cieli di costruzioni utopistiche nei deserti, che si sviluppano a spirale partendo da un nucleo centrale dove ha sede un ipotetico uovo primigenio. Clerici divaga spesso sui temi mitologici, proprio là dove il senso della fatalità è più vivo o allarmante.
La sua natura di visionario si compiace di portare alla luce frammenti perduti o mai esistiti come nel "Ricupero del Cavallo di Troia" (1949-55), o in quei fantomatici reperti fossili a forma di spilla da balia, protagonisti tutti nella vastità di irraggiungibili deserti.
Contemporaneamente alla pittura, che si evolve secondo l'indirizzo sempre più fantastico e magico, si dedica al teatro. Al ritorno dall'Egitto, Giorgio Strehler lo invita a creare le scene per la "Vedova scaltra" di Carlo Goldoni.
Precedentemente egli aveva già lavorato per il teatro; per il balletto e l'opera lirica, in spettacoli dove più vivo e congeniale era il tema del mondo fantastico. A lui si devono le scene e i costumi per "Didone e Enea" di Purcel (1949), il "Sacrificio di Lucrezia" di Britten (1949) entrambi realizzati per il Teatro dell'Opera di Roma con la regia di Alberto Lattuada unicamente ad altri memorabili allestimenti nei più importanti teatri, avvalendosi della collaborazione di Aurel M. Milloss. Orazio Costa, Bianca Galizia. Luigi Squarzina, Peter Ustinov, George Solti, Bruno Maderna e molti altri artisti.
Interessato a sempre differenti modi di espressione per due anni lavora alla realizzazione di un grande vetrata per la Basilica di S Domenico a Siena (1959). Nel 1964 inizia la serie delle tavole per l"'Orlando Furioso" di Ludovico Ariosto, lavoro che lo tiene impegnato per due anni consecutivi.
Nel 1968 in occasione del Berliner Festwochen è invitato dal Senato delle Arti e delle Scienze di Berlino con due esposizioni antologiche di pittura e scenografia allestite nella Galerie des XX. Jahrhunderts e alla Rathauses Tempelhof.
Nel 1970 realizza per la Propyláen Verlag Berlin una edizione numerata del Milione di Marco Polo, con quaranta tavole in nero e a colori e dodici litografie originali.
Questi disegni vengono successivamente esposti, assieme ad una vasta serie di pitture, alla Galerie Brusberg di Hannover (1971).
Durante il periodo 1974-75 dipinge un cielo di quadri ispirati alla "Isola dei Morti" di A. Bócklin, tutte variazioni che verranno poi presentate con un lungo commento critico di Valerio Zurlini. Nel 1977, per una edizione a limitato numero di copie, ha eseguito venti litografie che illustrano "Le Bestiaire" di Guillaume Apollinaire. Nello stesso anno tre importanti retrospettive gli sono dedicate a Kiev (Museo d'Arte Occidentale), a Alma Ata (Museo di Belle Arti), a Mosca (Museo di Belle Arti Puvskin).
Negli anni Settanta lavora ad una serie di opere di ispirazione egizia dal titolo "Variazioni Tebane"; dal 1980 comincia il ciclo pittorico sul tema della violenza che chiamerà "I Corpi di Orvieto" portato a termine nel 1981 insieme ad una serie di grandi tavole a colori: "Le Impalcature, della Sistina". Nel 1983 si inaugura una importante mostra presso la Galleria Civica d'Arte Moderna - Palazzo dei Diamanti di Ferrara con presentazione in catalogo di Federico Zeri. Nello stesso anno insorgono gravi problemi alla vista che lo costringono ad usare speciali strumenti ottici adatti a favorire il suo lavoro. Nel 1994 la salute migliora ed è invitato ad un convegno sulla pace; visita Samarcanda e Bukara.
Nel 1987 si apre una retrospettiva al Palazzo Reale di Caserta con presentazione in catalogo di Gesualdo Bufalino. Dal 1988 al 1990 prepara la grande antologica presso la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma (1990) nella quale figurano oltre duecento opere provenienti da collezioni pubbliche e private.
Nel 1991 il Teatro alla Scala di Milano gli rende omaggio con una mostra di bozzetti e figurini per spettacoli da egli eseguiti presso lo stesso teatro dal 1953 al 1963.
Dal 1988 al 1992 esegue una serie di dipinti con iconografie escatologiche, molti dei quali impostati con tinte monocromatiche.
Muore a Roma il 7 Giugno 1993. La famiglia Clerici (il fratello Francesco ed i nipoti Alessandro e Nicoletta Clerici) unicamente al pittore Giancarlo Renzetti (per anni allievo e stretto collaboratore di Fabrizio Cierici) costituiscono l'Archivio Clerici con sede a Roma. L'Archivio Clerici è stato fondato rispettando i desideri del Maestro con lo scopo di tutelare la sua opera onorandone la memoria con la promozione di mostre e pubblicazioni varie.
Inoltre l'archivio Clerici si occupa, in via esclusiva, della catalogazione e delle autentiche dell'opera omnia di Fabrizio Clerici svolta anche sulla base di una nutrita serie di documenti (volumi, lettere, foto ecc ... ) di proprietà della famiglia Clerici e di Giancarlo Renzetti provenienti direttamente dalla collezione dell'Artista.
Ad oggi, con vari progetti editoriali, sono in programma importanti esposizioni retrospettive del Maestro concordate con musei; in Europa, Giappone e Stati Uniti d'America..