Velda Ponti Velda Ponti, romagnola, attenta osservatrice fin da piccola delle bellezze della natura, si è sempre posta di fronte ad esse in modo contemplativo seppur critico, spinta dal desiderio di interpretarla.
Ancora bambina subisce le impressioni violente della guerra alla fine della quale, ad appena 14 anni, si iscrive alla scuola di pittura e scultura di Francesco Nonni per apprendere le tecniche, prevalentemente pittoriche, che le serviranno ad esprimere l'angoscia e la violenza nel suo cielo "naturalistico" che proseguirà per vari anni, dalle metamorfosi di vegetali in animali terrificanti, all'ingrandimento di particolari che portano ad un gigantismo brutale, quasi privo di speranza.
Dagli anni Cinquanta inizia a frequentare le grandi mostre: Biennale di Venezia, Quadriennale di Roma ecc.
Rimane colpita dalle opere di Pollock, Wols, Appel, De Kooning, Vedova e Fontana e li affianca ai suoi precedenti punti di riferimento, Piero della Francesca, Paolo Uccello, Bosch e Michelangelo.
Nello stesso periodo conosce i faentini Angelo Biancini, Carlo Zauli, Giovanni Romagnoli e comincia a frequentarne le opere. Nonostante siano fra di loro contrastanti, da ognuno ne ricava stimoli per composizione, eleganza formale e cromatismo.
Nel'68 conosce Sergio Vacchi e Mattia Moreni ed è quest'ultimo l'incontro più importante per la sua formazione pittorica che si sta delineando. Nel 1977 conosce Franco Gentilini, nel cui mondo onirico si riconosce.
Dagli incontri sempre più frequenti con Mattia Moreni trae stimoli e nel '83 inizia una collaborazione continuativa che interrompe nel novembre 1985 per divergenze di impostazione culturale tesa, quella di Velda Ponti, sempre più alla ricerca della propria identità.
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