Introduzione

Ho percorso e rípercorso, nel manoscritto, la lunga storia dei viaggio di Sirio Sintoni e dei suoi compagni per i 900 chilometri circa di ritirata percorsi a piedi, dei quali la metà all'interno d'una sacca circondata dai russi. Sintoni era un fante dei 278' Rggt della divisioni 'Vicenza', la quale era divenuta, col trascorrere dei giorni e dei chilometri d'una tragica marcia, massa curva di uomini di tutte le unità militari italiane in ritirata dal fiume Don; poi marea di reparti e di soldati sbandati e mescolati appartenenti agli stati europei che avevano invaso e aggredito l'Unione delle Repubbliche socialiste sovietiche, e che ora fuggivano, tedeschi compresi. Oltre alle divisioni 'Julía " 'Tridentína' e 'Cuneense' del Corpo d'Armata Alpino, la 'Vicenza' vi era coinvolta come divisione di fanteria, a integrazione e supporto. Le truppe sovietiche, dopo gli iniziali arretramenti, avevano fermato gi attaccanti sul fiume Don e sul Volga; e poi avevano contrattaccato coi una prolungata risospinta che, nel volgere d'un paio d'anni, si sarebbe esaurita oltre Berlino. La divisione 'Vicenza' e le divisioni alpine, nei 45 chilometri di ritirata compiuti entro la sacca d'accerchiamento, furono stritolate. Dei 250 uomini della Compagnia Reggimentale anticarro di Siric ne uscirono vivi otto, dei quali tre feriti gravi. Dei 12.000 militari circa che la 'Vícenza' aveva in organico, se ne salvarono poco più di novecento Gli altri, tutti morti o dispersi. Dal dicembre 1942 al febbraio del 1941 all'armata italiana di Russia toccò di rivivere la tragedia dei contingenti italiani inseriti nell'armata napoleonica francese di Russia dei 1812, avvenimento che fece dire a Leopardi, in un suo Canto composto nel 1825, di come "gli itali prodií' morivano nelle squallide pianure russe e di come. essi 'l'aere e il cielo/ e gli uomini e le belve' facevano 'immensa guerra' Le divisioni italiane delle campagne di guerra in Russia del 1941, '42 e '43 erano di poco meglio equipaggiate delle formazioni italiane inserite nei battaglioni napoleonici dei 1812 in Russia. 1 combattenti italiani dei primi anni '40 del XX sec. potevano disporre in più, rispetto a quelli dei primi anni dei XIX sec., delle mitragliatrici, di pezzi anticarro di modesto calibro, di cannoni a più lunga gittata; mentre le tecnologie di guerra dell'Urss e dei tedeschi avevano consentito a questi due stati di poter disporre di armamenti enormemente più potenti. Erano anche queste alcune delle motivazioni - oltre a quelle di ordine politico, preponderanti - che inducevano Luigi Sintoni, padre di Sirio, a propendere con sicurezza per un vittoria della Russia. 'Fa' attenzione e ricordatelo, questa guerra non la vinceranno i tedeschi, la vincerà la Russia con gli anglo-americani'. Tale era l'avvertimento dei padre, irriducibile antifascista e bracciante, al figlio in procinto di partire per il fronte russo...

Adler Raffaelli


Incipit

Luglio 1942. Dopo il mio rimpatrio dalla Grecia a causa di una grave malattia, terminati i quaranta giorni di convalescenza, eccomi di nuovo rientrato nella caserma 'Decio Raggi" di Cesena. Caserma, che mi aveva visto partire l'anno prima come recluta della classe 1921, destinato alla compagnia cannoni dei 12' Reggimento fanteria della Divisione "Casale", la quale, terminato il conflitto contro la Grecia, era rimasta a presidiare le zone attorno a Agrinion e Missolungi. Arrivato al deposito reggimentale di Cesena, vi trovai altri rimpatriati dalla Grecia che, come me, riconosciuti abili al servizio militare, erano in attesa di raggiungere i loro reparti. Vi trovai anche le reclute della classe 1922, anche loro pronti a rimpiazzare i vuoti creatisi nei battaglioni della "Casale', decimati dalle febbri malariche che infestavano le zone della Grecia occidentale. Li guardavo dalla finestra della camerata mentre eseguivano, nel grande cortile della caserma, la dura istruzione della fanteria. Pensavo a quale sarebbe stato il mio prossimo futuro, convinto, come ero, che in Grecia non sarei più andato. Ricordavo benissimo la frase detta dal colonnello medico di Bologna quando, rivolgendosi ai membri della commissione disse: "Abile solo per il servizio sedentario perché in quelle condizioni, per lui la guerra è finita". Confortato da questa affermazione pensavo di potere trascorrere il resto della vita militare al deposito di Cesena. Ma, quel giorno, tutto mi andava storto. Primo: il mancato permesso a casa per il fine settimana, poi l'adunata insolita per le 16 di tutti i riservasti per comunicazioni urgenti. Nel frattempo, in attesa dell'ora stabilita, ascoltavo i tanti discorsi dei "bene informati". Correvano strane voci allarmanti di una partenza immediata, nessuno però sapeva dire quando e a quale località eravamo destinati. Alle 16 esatte fece il suo ingresso nella camerata l'ufficiale di picchetto accompagnato dal sergente maggiore. Immediatamente ordinò l'attenti. L'ufficiale incominciò a leggere a voce alta i nomi di soldati e caporali elencati in un foglio che teneva in mano. Fin qui niente di strano. Quelli chiamati uscivano dalle righe formando un altro drappello. Chiamarono anche l'amico Arcadio che, come me, faceva parte della batteria in Grecia, poi, ultimo nome chiamato, il mio. Risposi presente e raggiunsi il drappello dei soldati chiamati. L'ufficiale ripetè di nuovo l'appello mentre il sergente faceva la conta. In tutto eravamo in venti. Il sergente ordinò di nuovo l'attenti e l'ufficiale ci dette la brutta notizia: "Preparate immediatamente lo zaino e le armi individuali, da questo momento non appartenete più alla Divisione "Casale', ora fate parte del 278° reggimento fanteria di una nuova Divisione: la "Vicenza'. Alle ore 19 prenderete la tradotta militare Lecce-Milano con destinazione Bergamo". Quindi ordinò al sergente di sciogliere le righe e...